mercoledì 15 febbraio 2012

il senso del marketing per la paura.

ho un po' di dubbi sul senso del giusto e non giusto.  Per esempio, perché è sempre giusto quello che ci riguarda (conviene)? E' come se trovassimo sempre una via di fuga, per noi e per chi ci piace. Come allo stadio. Appunto il tifo, sembra non si riesca mai a uscire da questo tipo di logica, le ideologie sono finite, le religioni non danno risposte, ma il partito preso resiste.
A circa cinque anni ho capito che pretendere giustizia è una azione da disperati. La giustizia è un concetto astratto, pure nei tribunali, quando funzionano (e quando funzionano?) è sempre un compromesso, eppure non ne possiamo fare a meno, non possiamo fare a meno di essere dalla parte dei giusti.  Perché dove siamo noi, è il posto dei giusti, no? Gli argomenti sono sempre gli stessi;  no, perchè non è giusto e si stava meglio quando si stava peggio e persino nello sproloqui di Celentano ho sentito che negli anni sessanta si viveva bene. Sarà. La giustizia e la nostalgia, non esiste altro, chissà se qualcuno si accorgerà pure che c'è di mezzo  il  marketing. Tutto appare più bello se non c'è più. Anche se non era poi tutta 'sta cosa quando c'era. Ma ecco che divago, per esempio non è giusto che il venditore ambulante non  ci faccia lo scontrino, ma se affittiamo la nostra seconda, terza, quarta casa per le vacanze, e neppure ci passa per la testa di denunciarlo al fisco, questo non rende noi degli evasori, noi siamo giusti. Tutti sbagliano, tranne noi. Qualcuno che ci darà ragione lo troveremo sempre. I nostri figli non sono mai troppo coccolati, sono gli altri che non li capiscono. Il nostro lavoro non è mai scadente, sono gli altri che sono degli incompetenti. Beh certo, qualche volta è pure vero. E' che bisognerebbe capire che tutto, sbagli, incompetenze, fanno parte del gioco eterno dell'esistere. Risposte sicure non ce ne sono davvero, tutti facciamo più o meno del nostro meglio e la vera spinta dell'universo non è l'amore, ma la paura. Di non vedere prevalere le nostre ragioni, di essere abbandonati, di morire soli e non essere amati. Tutta la vita si riduce a questo eterno circo. Io sono buono e tu non capisci. facciamo così, facciamo che siamo buoni tutti e due e che le cose sono complicate, che cerco di capire e se tu non lo capisci, pazienza. facciamo che non tutto è una gara a chi l'aveva detto, pensato, voluto e compreso prima, facciamo che ognuno fa del suo meglio e che spesso, non è granché. Facciamo che siamo puntini nell'universo e che pure di questo post si  poteva fare a meno.