(...)Quei tre ventenni al soldo della ‘ndrangheta, l’avevo deciso
in quel momento, diventarono più sgradevoli con l’arrivo delle pietanze,
continuavano a urlare e a conversare con la proprietaria che si trovava oltre la sala, in
prossimità dell’entrata, come se fossero gli unici clienti del ristorante e
riuscirono a farmi desiderare una strage sul modello di Duisburg prima del
dolce. Ora arriva qualcuno, li fa secchi e noi continuiamo a mangiare in pace.
Invece non arrivò nessuno. Ordinammo, mangiammo e uscimmo.
Naturalmente pagammo anche. Avrei voluto
capire se i malavitosi, ormai ne ero convinta, avrebbero pagato o se erano già
i proprietari del locale secondo il classico metodo, ti presto i soldi e poi
siccome non puoi restituirmeli, me lo prendo io. Così guardai la signora oltre
il bancone per capire ma non capii. E quei tre erano strani forte, assolutamente fuori fuoco nel diciassettesimo arrondissement.(...)