susi brescia
domenica 13 aprile 2014
Saluti e baci, si ricomincia.
Questo blog finisce qui. Ho in mente un nuovo progetto che include anche un nuovo blog e un nuovo profilo sui social, quindi saluto coloro che mi hanno seguita (in Italia e all'estero...) con tanti baci. Nel prossimo blog utilizzerò un nickname come ai tempi di Chiffon Channel e ci divertiremo un sacco ( almeno io mi divertirò, ecco). Chi desidera seguirmi può inviarmi una mail, appena sarò pronta invierò il nuovo indirizzo, a tutti gli altri dico: ciao!
mercoledì 2 aprile 2014
La domenica andando alla messa
Mentre siete tutti preoccupati che Renzi non ce la faccia o
che Renzi ce la faccia, è probabile che nel frattempo vi siate persi che: è
primavera e in alcune parti del mondo l’inverno non è mai arrivato. Ma pare che
a nessuno interessino i cambiamenti climatici perché, dicono, siamo programmati
per pensare a oggi, al massimo a domani. Quindi i media si adeguano. Perciò
beccatevi Renzi. No, questo non è un post contro Renzi, è un post contro lo
strapotere della politica in questo paese, si parla solo di politica
e non è divertente. Abbiamo realizzato l’Italia del pensiero unico e per
qualche brivido ci dobbiamo affidare a Zagrebelsky, no, dico, devo aggiungere
altro? Poi, se è vero che i media stanno dietro a quello che interessa, ditemi,
davvero, siamo tutti così interessati alla politica? Voglio dati, nomi e
cognomi. Davvero siamo sicuri che per il destino nostro, del paese toh, mi
voglio rovinare, sia così fondamentale sapere a che ora ha fatto il ruttino
Matteo e secondo chi era un ruttino autentico o demagogico? Ma come dobbiamo
fare per avere un po’ di silenzio? Dobbiamo interessarci alle aperture di
Cameron? Che intanto si tiene bene stretto la sterlina. Alla più amata dalla
gauche caviar, Ségolène Royal? Al nuovo governo francese (nuovo come il nostro,
ecco), per distrarci? In alternativa: tragedie e aziende che chiudono e
chiuderanno perché continueranno a chiudere, quindi mostriamoci efficienti.
Magari per qualcuna è arrivata la fine di un ciclo. Magari. Forse. Non lo so ma
non tutto è politica e dipende dall’Euro. Lo prevede questo il pensiero unico? Lasciatelo
lavorare intanto, ché la domenica deve andare alla messa e non può perdere
tempo. Deve eliminare i senatori mica la corruzione. Quello verrà dopo, a
cascata e per quella c’è tempo. Ci stanno lavorando lui, Silvio e pure l’incorruttibile
Alfano.
venerdì 21 marzo 2014
sopravvissuti alla dottrina M.
(...)Poi quando proprio eravamo in vena di cattiverie, ci veniva
in mente Ornella, che era la caricatura dell’italiana a Parigi, anzi no, era la
caricatura dell’italiana che cucina a Parigi, con il suo Resto polveroso e le
paste al sugo pronto. Grida tra i tavoli e si capisce che ai suoi clienti
piace molto. Ho sempre pensato fosse una specie di sopravvissuta della
dottrina Mitterand, anche se mi sembrava troppo giovane, ma era equivoca e
lamentosa. Una donna che a me pareva di un altro mondo, antico, sebbene non
fosse molto più vecchia di me. Non saprei come definire una donna che conosci e
dopo cinque minuti sai tutto della sua vita, di quanto odi suo fratello, di
come detesta gli uomini ma sono dieci anni che ne cerca uno e della vita a
Parigi, di come è dura, di quanto le piacerebbe cambiare mestiere, città. E tu
intanto ti chiedi: ma prenderà fiato prima o poi ? No, non prendeva fiato, per
congedarsi bisognava fare ciao ciao con la mano e fare segno che devi proprio
andare, mettendo il dito sul polso, come se ci fosse un orologio. Poi girarti
sui tacchi e scappare. Mentre tu decidi da che parte andare, lei ti ha intanto
aggiornato anche sulla cartella clinica dei suoi vicini che in quel momento
passano ignari: quella l’anno scorso era senza capelli, sta meglio però. Sì,
ciao. Sospiro.
Secondo Elisabetta recita, ha iniziato per i suoi clienti e
ora non sa più come si fa a smettere. (...)
lunedì 17 marzo 2014
Ne me quittez pas
Molti tra i miei contatti stanno abbandonando facebook (no spiritosoni, non mi hanno bannata, almeno non tutti quelli che non vedo più...). Non sono in grado di dire se è un calo fisiologico oppure si sta verificando un abbandono di massa e una conseguente migrazione verso un altro social. Non lo so. Ma chiedo, faccio i miei sondaggi: in molti si annoiano su Facebook, noia vera e noia temuta, stanchezza per l'esibizione di vite da facebook che nel migliore dei casi fanno deprimere e soprattutto poca tolleranza per l'aggressività da social, ne avevo scritto pure in un altro post. Io però resisto; facebook è ancora un buon sistema per la messaggistica personale, così "nascondo" le persone moleste o quelli le cui vite proprio non mi interessano o semplicemente temo mi facciano perdere tempo e resto. Certo, interagisco sempre meno. Ma non voglio andare via del tutto, quindi non lasciatemi sola, perché se no sarò costretta a farlo pure io.
lunedì 24 febbraio 2014
Strategie contro la crisi
(…)La stazione di Barbés non è esattamente nel
quartiere più chic di Parigi però è a poche centinaia di metri da Anvers e non
lontana da Abbesses. Eppure ero nel nord Africa, che poi era come essere a
casa. Mi chiedevano pure se volevo comprare sigarette all’uscita della metro di Barbés,
per una nata nella provincia di Brindisi era come la madeleine di Proust. Mi
piaceva, era casa. In rue Saint Denis una volta una bella ragazza nera a cui
avevo chiesto una indicazione mi chiese se poteva farmi una messa in piega,
scherzammo un po’ sull’aspetto che dovevo avere per farmi una proposta così in
mezzo alla strada, ma alla fine accettai e mi ritrovai attraversando una porta,
proprio in Africa e non intendo in un rihad, in un aranceto o palmeto, in un
luogo da sogno, no intendo proprio in un posto brutto, sporco e che odorava di
cibo stracotto che altre ragazze consumavano, ignare della presenza di una
cliente nel salone, oddio salone è troppo…
Uscii da lì con i capelli inamidati forse anche idrorepellenti.
Ma quella era già un’altra Africa, più nera, a Barbés c’erano venditori
marocchini, telefoni craccati e borse contraffatte, un suk di un sud qualsiasi;
Napoli, Bari o Tunisi. A Bari no, ora si offendono se scrivi queste cose.
Possibile che con la crisi, la disoccupazione, i negozi che
nel 2011 in quel quartiere chiudevano uno dopo l’altro, la preoccupazione
predominante fossero le corna? Perché il Professor Moro e Charles, dai loro volantini, promettevano
anche la soluzione di altre controversie, ma dopo, in subordine. E soprattutto
poteva esserci a Parigi, sia pure a Barbés, qualcuno che credeva all’intervento
di un mago per riavere l’amor perduto? Quel volantino, con qualche variante
piccola e impercettibile, me lo trovavo in mano tutti i giorni e tutti i giorni
guardavo il boulevard Barbés che pullulava come un formicaio di formiche povere
e mi facevo esattamente la stessa domanda, incredula.
Poi un giorno sulla mia pagina di facebook è comparsa una
pubblicità: Vuoi tornare con lui o andare avanti? Chiedilo al Coach. Così mi
sono messa l’anima in pace, insomma, la storia è sempre la stessa e pure il
mercato, coach o maghi, l’importante è che
vendano soluzioni non troppo costose. E riconquistare l’amore,
soprattutto quello che non ti vuole, soprattutto se non ti vuole, soprattutto
perché non ti vuole, è fonte di vita e di reddito, evidentemente. Io ero
un’esperta potevo fare la maga o il coach. La maga no perché ho un residuo di
formazione razionalista che più che razionale mi rende rigida e mi ha sempre
donato un forte senso del ridicolo grazie al quale ho perso occasioni uniche
quindi, potendo, la mia formazione la modificherei anzi la ribalterei, ma
qualcosa da fare ancora c’è. (…)
sabato 22 febbraio 2014
Spazzatura d'artista.
La notizia della donna delle pulizie che ha buttato l'opera d'arte continua a girare pur non essendo freschissima, sui giornali, i social e la stampa straniera eppure anche se sembra non ricordarsene nessuno, non è la prima volta che succede. E' accaduto, e non è stata neppure l'unica volta, anche con un'opera di Damien Hirst in una galleria londinese e l'opera si presentava, almeno a sentire la descrizione, in modo non dissimile: bottiglie di birra e, nel caso di Hirst, un posacenere sporco.
Ma perché fa tanto scalpore? Io credo che le ragioni siano due, incrocia il pensiero che abbiamo tutti, o almeno tanti, sull'arte contemporanea, che per la maggior parte dei casi è spazzatura e che "questo lo potevo fare pure io" insieme al senso di colpa per la mancanza di cura che dedichiamo all'arte e alle opere d'arte. Io l'opera in questione non l'ho vista, quindi diamo per scontato che non meritasse una passata di straccio. Eppure sarebbe interessante sentire l'artista che, mi pare, nessuno ha interpellato, può anche essere che l'azione della donna delle pulizie, dal punto di vista dell'artista, possa rappresentare il compimento dell'opera a parte il valore dissipato per sempre (ma si parla di un'assicurazione). Oppure il valore dell'opera è nullo proprio perché la donna delle pulizie non ne ha riconosciuto il senso.
Una cosa è certa, nel sistema c'è stata una falla che però ha generato una storia e un senso diverso da come era stato concepito. E senza questo incidente Paul Branca sarebbe rimasto un artista semisconosciuto. Ditemi che mi sbaglio.
Ma perché fa tanto scalpore? Io credo che le ragioni siano due, incrocia il pensiero che abbiamo tutti, o almeno tanti, sull'arte contemporanea, che per la maggior parte dei casi è spazzatura e che "questo lo potevo fare pure io" insieme al senso di colpa per la mancanza di cura che dedichiamo all'arte e alle opere d'arte. Io l'opera in questione non l'ho vista, quindi diamo per scontato che non meritasse una passata di straccio. Eppure sarebbe interessante sentire l'artista che, mi pare, nessuno ha interpellato, può anche essere che l'azione della donna delle pulizie, dal punto di vista dell'artista, possa rappresentare il compimento dell'opera a parte il valore dissipato per sempre (ma si parla di un'assicurazione). Oppure il valore dell'opera è nullo proprio perché la donna delle pulizie non ne ha riconosciuto il senso.
Una cosa è certa, nel sistema c'è stata una falla che però ha generato una storia e un senso diverso da come era stato concepito. E senza questo incidente Paul Branca sarebbe rimasto un artista semisconosciuto. Ditemi che mi sbaglio.
venerdì 14 febbraio 2014
Bologna degli addii
La città degli addii l’ha definita Luca Carboni, per via dei
tanti addii che ha dovuto dare Bologna in questi anni, Bologna è spesso legata
a sentimenti di addio o di nostalgia, forse dipende dal fatto che essendo una
città universitaria, in tanti ci hanno passato anni che, per quanto si tenti di
rincorrere o dilatare oppure espandere, non tornano. Anche Enrico Brizzi (credo sia
ancora da considerare relativamente giovane) parlando di Bologna diceva che a chi
gli dice che Bologna non è più la stessa, lui risponde: “Ma perché, tu credi di
essere lo stesso di quando avevi 20 anni?”. Credo che la risposta sia questa,
anche a Carboni. Non è che una città diventa la “città degli addii”, è che
inizia una fase della vita in cui gli addii si fanno più numerosi degli
incontri. Però fa tristezza. Su questo ha ragione Luca Carboni. Di quella
Bologna, quella lì, di quel Dams e di Freak Antoni, a essere sincera non c’era più traccia da decenni,
ma forse perché anche io no non sono più quella, per fortuna. Ciao Freak
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