(…)La stazione di Barbés non è esattamente nel
quartiere più chic di Parigi però è a poche centinaia di metri da Anvers e non
lontana da Abbesses. Eppure ero nel nord Africa, che poi era come essere a
casa. Mi chiedevano pure se volevo comprare sigarette all’uscita della metro di Barbés,
per una nata nella provincia di Brindisi era come la madeleine di Proust. Mi
piaceva, era casa. In rue Saint Denis una volta una bella ragazza nera a cui
avevo chiesto una indicazione mi chiese se poteva farmi una messa in piega,
scherzammo un po’ sull’aspetto che dovevo avere per farmi una proposta così in
mezzo alla strada, ma alla fine accettai e mi ritrovai attraversando una porta,
proprio in Africa e non intendo in un rihad, in un aranceto o palmeto, in un
luogo da sogno, no intendo proprio in un posto brutto, sporco e che odorava di
cibo stracotto che altre ragazze consumavano, ignare della presenza di una
cliente nel salone, oddio salone è troppo…
Uscii da lì con i capelli inamidati forse anche idrorepellenti.
Ma quella era già un’altra Africa, più nera, a Barbés c’erano venditori
marocchini, telefoni craccati e borse contraffatte, un suk di un sud qualsiasi;
Napoli, Bari o Tunisi. A Bari no, ora si offendono se scrivi queste cose.
Possibile che con la crisi, la disoccupazione, i negozi che
nel 2011 in quel quartiere chiudevano uno dopo l’altro, la preoccupazione
predominante fossero le corna? Perché il Professor Moro e Charles, dai loro volantini, promettevano
anche la soluzione di altre controversie, ma dopo, in subordine. E soprattutto
poteva esserci a Parigi, sia pure a Barbés, qualcuno che credeva all’intervento
di un mago per riavere l’amor perduto? Quel volantino, con qualche variante
piccola e impercettibile, me lo trovavo in mano tutti i giorni e tutti i giorni
guardavo il boulevard Barbés che pullulava come un formicaio di formiche povere
e mi facevo esattamente la stessa domanda, incredula.
Poi un giorno sulla mia pagina di facebook è comparsa una
pubblicità: Vuoi tornare con lui o andare avanti? Chiedilo al Coach. Così mi
sono messa l’anima in pace, insomma, la storia è sempre la stessa e pure il
mercato, coach o maghi, l’importante è che
vendano soluzioni non troppo costose. E riconquistare l’amore,
soprattutto quello che non ti vuole, soprattutto se non ti vuole, soprattutto
perché non ti vuole, è fonte di vita e di reddito, evidentemente. Io ero
un’esperta potevo fare la maga o il coach. La maga no perché ho un residuo di
formazione razionalista che più che razionale mi rende rigida e mi ha sempre
donato un forte senso del ridicolo grazie al quale ho perso occasioni uniche
quindi, potendo, la mia formazione la modificherei anzi la ribalterei, ma
qualcosa da fare ancora c’è. (…)
Ciao Susi, che belle atmosfere. Spero siano frammenti di "qualcosa di grosso" :-)
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