venerdì 31 gennaio 2014

Il giorno in cui Linus scoprì Breaking bad


Le radio italiane hanno scoperto Breaking Bad, poi uno si chiede chissà come mai non le ascolta più nessuno e soprattutto non le ascoltano i più giovani, le radio. Perché sono tarate sul gusto di Linus? Io sono una fan di Breaking bad, sia chiaro. Come molti altri, che silenziosamente hanno cominciato a seguirlo anni fa senza sentirsi per questo in contatto diretto con dio.
Non è l’unico a parlare di Breaking bad Linus, ieri anche a radio Capital se ne parlava con i soliti toni enfatici di chi è convinto di essere l’unico scopritore del verbo e poi Linus è proprio convinto che quel piace a lui faccia  tendenza, infatti arriva sempre dopo su tutto, ma non importa, non se ne accorge nessuno.
In ogni caso è  esilarante vivere in un paese in cui si scopre che si può fare la fiction bene senza ricorrere allo stereotipo del poliziotto buono e del teppista cattivo  (ricordo a chi se lo fosse perso che Fabio Volo presto ci scodellerà, dopo il figlio, la sua sceneggiatura di un serie tv e io sto già ridendo) e sentire Totò Riina in prima serata che dà del “Mutandaro” a Silvio Berlusconi, aggiungendo che  gli dovrebbero dare l’ergastolo (a Berlusconi) e non capire come mai certe trame non si inventano in Italia, lo sappiamo tutti che viviamo immersi in una fiction,  non abbiamo bisogno del genio di Volo, insomma. Viviamo da sempre in un miscuglio di stato e antistato, Sudamerica e polizia dei tempi della DDR,  da far sembrare una favoletta di Disney le avventure di Breaking bad (e ci metterei pure di  The Wire, ma si vede che i Nostri non l’hanno scoperto…) e per onore di verità, bisognerebbe pure dire che la serie tutta italiana di Romanzo Criminale era una serie di tutto rispetto. Forse i nostri opinion leader radiofonici sono arrivati alla B di Breaking bad. Chissà quando, tra una manciata di anni, per interpretare le trame ci sarà bisogno di chi ha conosciuto i videogiochi cosa faranno e diranno i nostri inossidabili e inamovibili gggiovani radiofonici che intanto si stanno perdendo pure quel filone nel tentativo perso di interpretare il mondo contemporaneo, ah no, giusto, loro lavorano, non possono perdere tempo a giocare. Comunque la ragione vera per cui in Italia non si fa buona fiction è che quel mercato è già più che coperto dalle produzioni americane e che la nostra produzione culturale è ormai da decenni, una produzione periferica. Ditelo a Linus e a Fabio Volo se li incontrate.

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