mercoledì 22 gennaio 2014

La banalità di chi critica la banale Michela Marzano



Cè questo sistema di facebook per cui se due o tre amici, o come in questo caso, sette amiche, commentano lo stesso link dando vita a sette discussioni, te le trovi in sequenza così; nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome  ha commentato questo link. Quindi leggi i commenti in sequenza (ognuno dei quali apre una discussione con "gli amici dell'amica")  e poi capisci cosa hanno commentato, perché naturalmente ciò che conta sono i  commenti non cosa commentano. Quindi scopro che le mie “amiche” hanno commentato un link di Vanity Fair a un pezzo di Michela Marzano dal titolo “Tutto ciò che so sull’amore”. Io porto questa operazione al livello superiore; dirò che non ho neppure letto il pezzo della Marzano, e mi soffermerò sui commenti. I commenti sono acidissimi, sono tutte donne (anche gli uomini leggono vanity fair, ma non lo commentano) e il contenuto è più o meno il seguente: Michela Marzano è una persona banale e triste anche raccomandata e brutta.
Conosco quella sensazione di fastidio mista a dispiacere per cui non capisci perché se tutti scrivono banalità solo alcuni sono pagati, ma su Michela Marzano si sta scatenando (almeno sulla mia home di Fb, una carneficina). Ripeto che io non ho letto il pezzo. Non discuto neppure che sia banale, è davvero difficilissimo essere originale quando si parla d’amore, quello che discuto è la voglia di commentare un pezzo di Vanity Fair come se fosse la bibbia e non perché ci sia qualcosa che non vada in Vanity Fair, non è argomento di questo post, perché  il vero motivo per cui ci sia accanisce contro Michela Marzano, è che non è abbastanza glamour per Vanity Fair, certo lo è molto meno delle mie “amiche di Fb” e del "lettore modello" di Vanity Fair.  Non sono una lettrice di Michela Marzano, ma mi è simpatica e non è colpa sua se in questo paese basta aver vinto un concorso all’estero per diventare qualcuno in Italia e essere “nominata” in parlamento (e comunque lei l’ha vinto davvero un concorso da ordinario di filosofia in una paese dove i concorsi sono una cosa seria e difficilissima) e poi, qui ammetto di essere di parte, a me fa l’effetto di un gattino bagnato, la trovo profondamente e sinceramente sperduta. Meno brillante delle mie stronze amiche di fb,  ma più umana e familiare, ecco. E poi è assurdo passare un pomeriggio a commentare un pezzo di Vanity Fair, lo capiscono tutti che rosicate e basta.

Nessun commento:

Posta un commento