venerdì 21 marzo 2014

sopravvissuti alla dottrina M.


(...)Poi quando proprio eravamo in vena di cattiverie, ci veniva in mente Ornella, che era la caricatura dell’italiana a Parigi, anzi no, era la caricatura dell’italiana che cucina a Parigi, con il suo Resto polveroso e le paste al sugo pronto. Grida tra i tavoli e si capisce che ai suoi clienti piace molto. Ho sempre pensato fosse una specie di sopravvissuta della dottrina Mitterand, anche se mi sembrava troppo giovane, ma era equivoca e lamentosa. Una donna che a me pareva di un altro mondo, antico, sebbene non fosse molto più vecchia di me. Non saprei come definire una donna che conosci e dopo cinque minuti sai tutto della sua vita, di quanto odi suo fratello, di come detesta gli uomini ma sono dieci anni che ne cerca uno e della vita a Parigi, di come è dura, di quanto le piacerebbe cambiare mestiere, città. E tu intanto ti chiedi: ma prenderà fiato prima o poi ? No, non prendeva fiato, per congedarsi bisognava fare ciao ciao con la mano e fare segno che devi proprio andare, mettendo il dito sul polso, come se ci fosse un orologio. Poi girarti sui tacchi e scappare. Mentre tu decidi da che parte andare, lei ti ha intanto aggiornato anche sulla cartella clinica dei suoi vicini che in quel momento passano ignari: quella l’anno scorso era senza capelli, sta meglio però. Sì, ciao. Sospiro.
Secondo Elisabetta recita, ha iniziato per i suoi clienti e ora non sa più come si fa a smettere. (...)


  

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