giovedì 13 settembre 2012

Assange e Il Nescafè

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Ho un paio di convinzioni. Neppure troppo originali, ma le ho. Ad esempio che la vicenda Assange dimostra che le teorie del complotto sono quasi  sempre false, proprio perché la sua storia è l’eccezione che conferma la regola. Ricercato da tutte le polizie del mondo per aver stuprato e molestato (forse) una o (forse) due donne (e non per aver mostrato le mutande sporche di qualche super potenza?), che la pasta brisè pronta fa schifo (considerando che per prepararla ci vogliono davvero 5 minuti ma l’operazione richiede l’uso di ingredienti che sporcano troppi utensili) e che il capolavoro contemporaneo del marketing l’ha realizzato la Nestlè con le sue capsule del Nescafè. Il caffè che distribuiscono impacchettandolo e vendendolo con un packaging degno di Tiffany in negozi che sembrano Tiffany (“da Tiffany non può accaderti nulla di male", no?) alla fine ti convince che se non fai parte di quel club, non sei nessuno e che ci caschino i parigini io posso pure capirlo visto la qualità del caffè in commercio, ma che ci siano cascati pure gli italiani, lo capisco meno. E poi, l’illuminazione; quello di far parte di un club riservato agli iniziati (intensità 3, intensità 8 e amenità di cui si discute negli store Nescafé facendo la parte dei grandi intenditori con commesse che se la tirano come se fossero le designer di Tiffany N.Y, non le commesse) è solo il primo livello. La verità è che la capsula Nescafé ti fa sentire figo, ma soprattutto ti libera dall’obbligo di dover lavare la caffettiera (come per la pasta brisè) che poi il caffè sia orrendo e, considerando la qualità, costosissimo, è davvero secondario. Ne deduco che per un successo commerciale che sia tale la soddisfazione deve essere a più livelli,  devi sentirti parte di un club esclusivo ma soprattutto, non devi sporcare e lasciare la tua cucina sempre lucida  e pronta per uno spot.

3 commenti:

  1. Ho sentito dire spesso che l'italiano medio s'intende poco di caffè... all'estero son più sensibili a varietà, provenienze , preparazioni. In effetti che io sappia, per esempio, qui a Firenze c'è un solo bar che propone miscele diverse per l'espresso. Io, rispecchiando l'italiano medio che si accontenta di tutto ci vado spesso, ma ho sempre preso quella "normale".

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  2. all'estero? A giudicare dal sapore del caffé non mi pare roprio, fanno finta, come con il sale di tutti i colori.

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  3. tipo negli usa, per esempio, ma forse son cose da hypster e la gente normale se ne frega beatamente...

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