(...)Poi quando proprio eravamo in vena di cattiverie, ci veniva
in mente Ornella, che era la caricatura dell’italiana a Parigi, anzi no, era la
caricatura dell’italiana che cucina a Parigi, con il suo Resto polveroso e le
paste al sugo pronto. Grida tra i tavoli e si capisce che ai suoi clienti
piace molto. Ho sempre pensato fosse una specie di sopravvissuta della
dottrina Mitterand, anche se mi sembrava troppo giovane, ma era equivoca e
lamentosa. Una donna che a me pareva di un altro mondo, antico, sebbene non
fosse molto più vecchia di me. Non saprei come definire una donna che conosci e
dopo cinque minuti sai tutto della sua vita, di quanto odi suo fratello, di
come detesta gli uomini ma sono dieci anni che ne cerca uno e della vita a
Parigi, di come è dura, di quanto le piacerebbe cambiare mestiere, città. E tu
intanto ti chiedi: ma prenderà fiato prima o poi ? No, non prendeva fiato, per
congedarsi bisognava fare ciao ciao con la mano e fare segno che devi proprio
andare, mettendo il dito sul polso, come se ci fosse un orologio. Poi girarti
sui tacchi e scappare. Mentre tu decidi da che parte andare, lei ti ha intanto
aggiornato anche sulla cartella clinica dei suoi vicini che in quel momento
passano ignari: quella l’anno scorso era senza capelli, sta meglio però. Sì,
ciao. Sospiro.
Secondo Elisabetta recita, ha iniziato per i suoi clienti e
ora non sa più come si fa a smettere. (...)