lunedì 3 ottobre 2011

riflessioni della domenica

Oggi passando per rue Guy Nonmiricordopiucché, mi è venuta in mente la mia insegnate di francese delle medie, a ciascuno allievo proponeva una traduzione del nome proprio. Così ricordo uno Stefano che durante le ore di francese veniva chiamato Etienne e un Vito che veniva chiamato Guy, ma la cosa incredibile è che lei non proponeva alternative ai nostri nomi, lei ce li spacciava per traduzioni, un'insegnante dadaista si direbbe. Una delinquente capisco ora. A parte il fatto che esiste Stéphan, ma voi ve lo immaginate il povero Stefano che per tutta la vita ha creduto che il suo nome avesse un omologo in francese e che fosse Etienne? E il povero Vito? Passando poi davanti al Licée Montaigne, mi è venuto in mente il professore di ginnasio che, ne sono certa come se lo sentissi ora, pronunciava Michel de Montaigne, Miscell de Montegn. Viva la squola, no?

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