venerdì 13 gennaio 2012

Copertine in crisi

Non credevo che l'avrei detto, ma le librerie sono diventate dei luoghi tristi, a Parigi mi sono resa conto che sono frequentate solo da over quaranta, in grande maggioranza donne, quindi  faccio parte di una nicchia. Non è l'essere di nicchia che mi preoccupa ovviamente, ma il non essermene accorta per tempo. Ora, potrei scomodare tutte le teorie secondo le quali il libro non cesserà mai di esercitare il suo potere seduttivo, se non altro perché non ha bisogno di corrente elettrica per essere alimentato. Sì, va bene. Ma voglio davvero difendere il libro? No, perchè io pure preferisco scegliere da un catalogo online e trovare i miei titoli da caricare direttamente sul lettore.

Durante le feste sono entrata in una Feltrinelli, ho comprato il nuovo libro (non è proprio nuovo ma non l'avevo ancora comprato) di Nicole Krauss, avevo intenzione di comprarlo e l'ho fatto poi ho cercato di farmi convincere dalle facce dei libri esposti. Ho avuto una sensazione di cricche pure sugli scaffali, nulla a che vedere con "qui è tutto un magna magna",  niente fraintendimenti, è che ho trovato come delle cordate da scaffale: c'erano gli autori americani di moda, c'erano gli editor italiani, che sono gli stessi che pubblicano gli autori americani di moda (insieme al libro della Bignardi...vai a capire), poi c'erano i libri dei "televisivi" o dei  "personaggi", quelli che non riesci a capire se è venuto prima il libro o la tv.
Nulla di strano, il mercato editoriale, dicono i bene informati, è talmente ai minimi termini, che un televisivo permette di pubblicare dieci bravi. Meglio così.

Quello che ho trovato veramente  strana è la nuova bruttezza dei libri, non mi riferisco ai contenuti; ho uno strano modo di scegliere e acquistare che  certamente fa riferimento alle mie irrefrenabili spinte ribelli e infantili; non compro mai ciò di cui si parla bene, ciò che vende troppo, ciò che dovrei comprare e se lo faccio,  lo faccio dopo molto tempo, naturalmente spesso sbaglio, no, non spesso se devo essere sincera, ogni tanto.

Il libro della Krauss per esempio ha una copertina orrenda, ma per trovare una copertina convincente ho dovuto lottare, ho capito che se un autore ha un nome la copertina è in automatico brutta, se il nome non ce l'ha, deve avere la fortuna di essere pubblicato da Einaudi (in primis per farselo e in secundis per avere una veste grafica mediamente accettabile). Ora non ditememi che pure per copertine è colpa la crisi. Solo Neri Pozza si è sottratta al mio sconforto, anche la scelta delle proposte mi è sembrata più ricercata. Secondo me si può fare una lettura della realtà attraverso la crisi. E' diventata la giustificazione di ogni mancanza di buon gusto e buon senso e non si sottraggono neppure i libri, ovviamente.


Hemingway è lì per esegnalare che anche gli altri sono libri?



2 commenti:

  1. Susi, hai ragione, le copertine sono orrende. Me ne rendo conto quando vado all'estero e tutte, maremma santa proprio tutte, le librerie mi sembrano migliori. Libri più belli a prezzi decenti. I libri in Italia costano un occhio della testa, la gente non legge, ok , storia vecchia... Io leggo e compro pure (più della media italiana, e compro nonostante l'uso massiccio dell'e-reader e lo scarico massiccio dei libri, nda). Ho divagato. Le copertine brutte. Sì, davvero. Tu dici Einaudi è ok. Io dico che è un po' meglio del resto, ma non è che siano questo capolavoro (parlando in generale e con n massimalismo che si taglia a fette).

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  2. io dico einaudi è accettabile, non ok :)

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