Sto vedendo The Wire. Chi se ne frega? No invece, è bello
davvero. Ne vale la pena. E’ quel genere di cose che spazzano non dico i film
italiani degli ultimi dieci anni ché neppure li prendo in considerazione, ma
decenni di narrativa autonominatasi al nichel.
Guardando le serie tv americane si capisce che gli sceneggiatori
sono lettori raffinati; Lost è pieno di citazioni e i detenuti di The Wire leggono il Grande Gasby, ma gli autori
contemporanei i serials americani li guardano? E allora come cazzo è che
scrivono ancora di sole, cuore e amore e poliziotti buoni?
Dice; ma quella è l’egemonia culturale dell’ultimo
ventennio, le esternazioni dalla stanza del dolore di Vasco Rossi sono l’apice
dell’avanguardia culturale. Camilleri è un genio, Carofiglio vice genio.
Wu Ming vende 3000 copie. Wu Ming? Allora io non posso
neppure lamentarmi. Dalle pagine di Facebook le case editrici ormai chiedono di
tutto, cose vorresti da un libro, cosa faresti leggere a tuo figlio dei libri
che hai letto da bambino? Così in un
colpo risparmiano le indagini di mercato e se tutto va bene pure i
diritti d’autore; il risparmio è tutto. E poi questi autori, non solo li
pubblichiamo e non li vendiamo, si lamentano pure. Affidiamoci ai classici.
Non è che non si legge più, è che non è più divertente
perché non si impara più niente.
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