Una volta ho letto che ci sono passaggi fondamentali nella
vita di ciascuno e che si compiono a un numero preciso di anni, che però non
ricordo, almeno non tutti. Che cialtrona, lo so. Comunque ricordo che si
parlava anche del quarantunesimo anno e del quarantanovesimo anno come anni in
cui i nodi si sciolgono oppure si perde l’ultima occasione per ricongiungersi
all’universo e riconnettersi con la ragione per cui si è sulla terra, una
specie di passaggio karmico durante il quale, se hai lavorato bene raccogli i
frutti. Ora, lo so che questo discorso fa un po’ venire i brividi e che è una
cosa a metà tra Coelho e il calendario di Frate Indovino, però se ci pensate
bene c’è un sacco di gente che a 49 anni si ammala o che entra in una fase
depressiva (l’età, si dirà…) da cui spesso non esce mai del tutto. Di contro, e
questo lo ricordo benissimo, ho letto che l’anno più triste è, in media
ovviamente, il quarantaseiesimo anno, la ragione non è difficile da
comprendere, tra i quaranta e i cinquanta si fanno i bilanci e soprattutto si
prende atto che molte cose che non sono successe, difficilmente accadranno,
resta il fatto che se accogli con serenità la tua vita per quel che è, il
peggio è alle spalle anche se la sensazione è che alle spalle sia il meglio. Mi
rendo conto di aver scritto una serie di cose confuse e forse anche un po’
stupide, però non del tutto, devo solo metterle meglio a fuoco. A me capita di avere la sensazione che in
alcuni periodi ci siano come degli allineamenti, persone con cui il discorso
non è concluso che improvvisamente riappaiono, questioni date per perse che
improvvisamente si risolvono nel migliore dei modi, così come ci sono periodi che non riesci a far andare nel verso giusto davvero niente. Abbiamo tutti la sensazione di essere come sotto un incantesimo. Io non credo di credere negli astri, neppure in dio, ma
un disegno più grande, una saggezza nelle cose,
ogni tanto la intravedo.
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