Le radio italiane hanno scoperto Breaking Bad, poi uno si
chiede chissà come mai non le ascolta più nessuno e soprattutto non le
ascoltano i più giovani, le radio. Perché sono tarate sul gusto di Linus? Io
sono una fan di Breaking bad, sia chiaro. Come molti altri, che silenziosamente
hanno cominciato a seguirlo anni fa senza sentirsi per questo in contatto
diretto con dio.
Non è l’unico a parlare di Breaking bad Linus, ieri anche a
radio Capital se ne parlava con i soliti toni enfatici di chi è convinto di essere
l’unico scopritore del verbo e poi Linus è proprio convinto che quel piace a lui faccia tendenza, infatti arriva sempre dopo su
tutto, ma non importa, non se ne accorge nessuno.
In ogni caso è esilarante
vivere in un paese in cui si scopre che si può fare la fiction bene senza
ricorrere allo stereotipo del poliziotto buono e del teppista cattivo (ricordo a chi se lo fosse perso che Fabio
Volo presto ci scodellerà, dopo il figlio, la sua sceneggiatura di un serie tv
e io sto già ridendo) e sentire Totò Riina in prima serata che dà del
“Mutandaro” a Silvio Berlusconi, aggiungendo che gli dovrebbero dare l’ergastolo (a
Berlusconi) e non capire come mai certe trame non si inventano in Italia, lo
sappiamo tutti che viviamo immersi in una fiction, non abbiamo bisogno del genio di Volo, insomma. Viviamo da
sempre in un miscuglio di stato e antistato, Sudamerica e polizia dei tempi
della DDR, da far sembrare una favoletta
di Disney le avventure di Breaking bad (e ci metterei pure di The Wire, ma si vede che i Nostri non l’hanno
scoperto…) e per onore di verità, bisognerebbe pure dire che la serie tutta
italiana di Romanzo Criminale era una serie di tutto rispetto. Forse i nostri
opinion leader radiofonici sono arrivati alla B di Breaking bad. Chissà quando,
tra una manciata di anni, per interpretare le trame ci sarà bisogno di chi ha conosciuto i
videogiochi cosa faranno e diranno i nostri inossidabili e inamovibili
gggiovani radiofonici che intanto si stanno perdendo pure quel filone nel
tentativo perso di interpretare il mondo contemporaneo, ah no, giusto, loro
lavorano, non possono perdere tempo a giocare. Comunque la ragione vera per cui
in Italia non si fa buona fiction è che quel mercato è già più che coperto
dalle produzioni americane e che la nostra produzione culturale è ormai da
decenni, una produzione periferica. Ditelo a Linus e a Fabio Volo se li
incontrate.