domenica 13 aprile 2014
Saluti e baci, si ricomincia.
Questo blog finisce qui. Ho in mente un nuovo progetto che include anche un nuovo blog e un nuovo profilo sui social, quindi saluto coloro che mi hanno seguita (in Italia e all'estero...) con tanti baci. Nel prossimo blog utilizzerò un nickname come ai tempi di Chiffon Channel e ci divertiremo un sacco ( almeno io mi divertirò, ecco). Chi desidera seguirmi può inviarmi una mail, appena sarò pronta invierò il nuovo indirizzo, a tutti gli altri dico: ciao!
mercoledì 2 aprile 2014
La domenica andando alla messa
Mentre siete tutti preoccupati che Renzi non ce la faccia o
che Renzi ce la faccia, è probabile che nel frattempo vi siate persi che: è
primavera e in alcune parti del mondo l’inverno non è mai arrivato. Ma pare che
a nessuno interessino i cambiamenti climatici perché, dicono, siamo programmati
per pensare a oggi, al massimo a domani. Quindi i media si adeguano. Perciò
beccatevi Renzi. No, questo non è un post contro Renzi, è un post contro lo
strapotere della politica in questo paese, si parla solo di politica
e non è divertente. Abbiamo realizzato l’Italia del pensiero unico e per
qualche brivido ci dobbiamo affidare a Zagrebelsky, no, dico, devo aggiungere
altro? Poi, se è vero che i media stanno dietro a quello che interessa, ditemi,
davvero, siamo tutti così interessati alla politica? Voglio dati, nomi e
cognomi. Davvero siamo sicuri che per il destino nostro, del paese toh, mi
voglio rovinare, sia così fondamentale sapere a che ora ha fatto il ruttino
Matteo e secondo chi era un ruttino autentico o demagogico? Ma come dobbiamo
fare per avere un po’ di silenzio? Dobbiamo interessarci alle aperture di
Cameron? Che intanto si tiene bene stretto la sterlina. Alla più amata dalla
gauche caviar, Ségolène Royal? Al nuovo governo francese (nuovo come il nostro,
ecco), per distrarci? In alternativa: tragedie e aziende che chiudono e
chiuderanno perché continueranno a chiudere, quindi mostriamoci efficienti.
Magari per qualcuna è arrivata la fine di un ciclo. Magari. Forse. Non lo so ma
non tutto è politica e dipende dall’Euro. Lo prevede questo il pensiero unico? Lasciatelo
lavorare intanto, ché la domenica deve andare alla messa e non può perdere
tempo. Deve eliminare i senatori mica la corruzione. Quello verrà dopo, a
cascata e per quella c’è tempo. Ci stanno lavorando lui, Silvio e pure l’incorruttibile
Alfano.
venerdì 21 marzo 2014
sopravvissuti alla dottrina M.
(...)Poi quando proprio eravamo in vena di cattiverie, ci veniva
in mente Ornella, che era la caricatura dell’italiana a Parigi, anzi no, era la
caricatura dell’italiana che cucina a Parigi, con il suo Resto polveroso e le
paste al sugo pronto. Grida tra i tavoli e si capisce che ai suoi clienti
piace molto. Ho sempre pensato fosse una specie di sopravvissuta della
dottrina Mitterand, anche se mi sembrava troppo giovane, ma era equivoca e
lamentosa. Una donna che a me pareva di un altro mondo, antico, sebbene non
fosse molto più vecchia di me. Non saprei come definire una donna che conosci e
dopo cinque minuti sai tutto della sua vita, di quanto odi suo fratello, di
come detesta gli uomini ma sono dieci anni che ne cerca uno e della vita a
Parigi, di come è dura, di quanto le piacerebbe cambiare mestiere, città. E tu
intanto ti chiedi: ma prenderà fiato prima o poi ? No, non prendeva fiato, per
congedarsi bisognava fare ciao ciao con la mano e fare segno che devi proprio
andare, mettendo il dito sul polso, come se ci fosse un orologio. Poi girarti
sui tacchi e scappare. Mentre tu decidi da che parte andare, lei ti ha intanto
aggiornato anche sulla cartella clinica dei suoi vicini che in quel momento
passano ignari: quella l’anno scorso era senza capelli, sta meglio però. Sì,
ciao. Sospiro.
Secondo Elisabetta recita, ha iniziato per i suoi clienti e
ora non sa più come si fa a smettere. (...)
lunedì 17 marzo 2014
Ne me quittez pas
Molti tra i miei contatti stanno abbandonando facebook (no spiritosoni, non mi hanno bannata, almeno non tutti quelli che non vedo più...). Non sono in grado di dire se è un calo fisiologico oppure si sta verificando un abbandono di massa e una conseguente migrazione verso un altro social. Non lo so. Ma chiedo, faccio i miei sondaggi: in molti si annoiano su Facebook, noia vera e noia temuta, stanchezza per l'esibizione di vite da facebook che nel migliore dei casi fanno deprimere e soprattutto poca tolleranza per l'aggressività da social, ne avevo scritto pure in un altro post. Io però resisto; facebook è ancora un buon sistema per la messaggistica personale, così "nascondo" le persone moleste o quelli le cui vite proprio non mi interessano o semplicemente temo mi facciano perdere tempo e resto. Certo, interagisco sempre meno. Ma non voglio andare via del tutto, quindi non lasciatemi sola, perché se no sarò costretta a farlo pure io.
lunedì 24 febbraio 2014
Strategie contro la crisi
(…)La stazione di Barbés non è esattamente nel
quartiere più chic di Parigi però è a poche centinaia di metri da Anvers e non
lontana da Abbesses. Eppure ero nel nord Africa, che poi era come essere a
casa. Mi chiedevano pure se volevo comprare sigarette all’uscita della metro di Barbés,
per una nata nella provincia di Brindisi era come la madeleine di Proust. Mi
piaceva, era casa. In rue Saint Denis una volta una bella ragazza nera a cui
avevo chiesto una indicazione mi chiese se poteva farmi una messa in piega,
scherzammo un po’ sull’aspetto che dovevo avere per farmi una proposta così in
mezzo alla strada, ma alla fine accettai e mi ritrovai attraversando una porta,
proprio in Africa e non intendo in un rihad, in un aranceto o palmeto, in un
luogo da sogno, no intendo proprio in un posto brutto, sporco e che odorava di
cibo stracotto che altre ragazze consumavano, ignare della presenza di una
cliente nel salone, oddio salone è troppo…
Uscii da lì con i capelli inamidati forse anche idrorepellenti.
Ma quella era già un’altra Africa, più nera, a Barbés c’erano venditori
marocchini, telefoni craccati e borse contraffatte, un suk di un sud qualsiasi;
Napoli, Bari o Tunisi. A Bari no, ora si offendono se scrivi queste cose.
Possibile che con la crisi, la disoccupazione, i negozi che
nel 2011 in quel quartiere chiudevano uno dopo l’altro, la preoccupazione
predominante fossero le corna? Perché il Professor Moro e Charles, dai loro volantini, promettevano
anche la soluzione di altre controversie, ma dopo, in subordine. E soprattutto
poteva esserci a Parigi, sia pure a Barbés, qualcuno che credeva all’intervento
di un mago per riavere l’amor perduto? Quel volantino, con qualche variante
piccola e impercettibile, me lo trovavo in mano tutti i giorni e tutti i giorni
guardavo il boulevard Barbés che pullulava come un formicaio di formiche povere
e mi facevo esattamente la stessa domanda, incredula.
Poi un giorno sulla mia pagina di facebook è comparsa una
pubblicità: Vuoi tornare con lui o andare avanti? Chiedilo al Coach. Così mi
sono messa l’anima in pace, insomma, la storia è sempre la stessa e pure il
mercato, coach o maghi, l’importante è che
vendano soluzioni non troppo costose. E riconquistare l’amore,
soprattutto quello che non ti vuole, soprattutto se non ti vuole, soprattutto
perché non ti vuole, è fonte di vita e di reddito, evidentemente. Io ero
un’esperta potevo fare la maga o il coach. La maga no perché ho un residuo di
formazione razionalista che più che razionale mi rende rigida e mi ha sempre
donato un forte senso del ridicolo grazie al quale ho perso occasioni uniche
quindi, potendo, la mia formazione la modificherei anzi la ribalterei, ma
qualcosa da fare ancora c’è. (…)
sabato 22 febbraio 2014
Spazzatura d'artista.
La notizia della donna delle pulizie che ha buttato l'opera d'arte continua a girare pur non essendo freschissima, sui giornali, i social e la stampa straniera eppure anche se sembra non ricordarsene nessuno, non è la prima volta che succede. E' accaduto, e non è stata neppure l'unica volta, anche con un'opera di Damien Hirst in una galleria londinese e l'opera si presentava, almeno a sentire la descrizione, in modo non dissimile: bottiglie di birra e, nel caso di Hirst, un posacenere sporco.
Ma perché fa tanto scalpore? Io credo che le ragioni siano due, incrocia il pensiero che abbiamo tutti, o almeno tanti, sull'arte contemporanea, che per la maggior parte dei casi è spazzatura e che "questo lo potevo fare pure io" insieme al senso di colpa per la mancanza di cura che dedichiamo all'arte e alle opere d'arte. Io l'opera in questione non l'ho vista, quindi diamo per scontato che non meritasse una passata di straccio. Eppure sarebbe interessante sentire l'artista che, mi pare, nessuno ha interpellato, può anche essere che l'azione della donna delle pulizie, dal punto di vista dell'artista, possa rappresentare il compimento dell'opera a parte il valore dissipato per sempre (ma si parla di un'assicurazione). Oppure il valore dell'opera è nullo proprio perché la donna delle pulizie non ne ha riconosciuto il senso.
Una cosa è certa, nel sistema c'è stata una falla che però ha generato una storia e un senso diverso da come era stato concepito. E senza questo incidente Paul Branca sarebbe rimasto un artista semisconosciuto. Ditemi che mi sbaglio.
Ma perché fa tanto scalpore? Io credo che le ragioni siano due, incrocia il pensiero che abbiamo tutti, o almeno tanti, sull'arte contemporanea, che per la maggior parte dei casi è spazzatura e che "questo lo potevo fare pure io" insieme al senso di colpa per la mancanza di cura che dedichiamo all'arte e alle opere d'arte. Io l'opera in questione non l'ho vista, quindi diamo per scontato che non meritasse una passata di straccio. Eppure sarebbe interessante sentire l'artista che, mi pare, nessuno ha interpellato, può anche essere che l'azione della donna delle pulizie, dal punto di vista dell'artista, possa rappresentare il compimento dell'opera a parte il valore dissipato per sempre (ma si parla di un'assicurazione). Oppure il valore dell'opera è nullo proprio perché la donna delle pulizie non ne ha riconosciuto il senso.
Una cosa è certa, nel sistema c'è stata una falla che però ha generato una storia e un senso diverso da come era stato concepito. E senza questo incidente Paul Branca sarebbe rimasto un artista semisconosciuto. Ditemi che mi sbaglio.
venerdì 14 febbraio 2014
Bologna degli addii
La città degli addii l’ha definita Luca Carboni, per via dei
tanti addii che ha dovuto dare Bologna in questi anni, Bologna è spesso legata
a sentimenti di addio o di nostalgia, forse dipende dal fatto che essendo una
città universitaria, in tanti ci hanno passato anni che, per quanto si tenti di
rincorrere o dilatare oppure espandere, non tornano. Anche Enrico Brizzi (credo sia
ancora da considerare relativamente giovane) parlando di Bologna diceva che a chi
gli dice che Bologna non è più la stessa, lui risponde: “Ma perché, tu credi di
essere lo stesso di quando avevi 20 anni?”. Credo che la risposta sia questa,
anche a Carboni. Non è che una città diventa la “città degli addii”, è che
inizia una fase della vita in cui gli addii si fanno più numerosi degli
incontri. Però fa tristezza. Su questo ha ragione Luca Carboni. Di quella
Bologna, quella lì, di quel Dams e di Freak Antoni, a essere sincera non c’era più traccia da decenni,
ma forse perché anche io no non sono più quella, per fortuna. Ciao Freak
lunedì 3 febbraio 2014
Grillo mi ha reso simpatica la Boldrini
Siccome non ho mai avuto simpatia per la Boldrini (come
francamente non ne ho per Augias) mi sono astenuta dal commentare la sequela di
atti di teppismo messi in fila in questi giorni da Grillo e i suo sodali (Il
Fatto e i sui giornalisti à la page) soffrendo un po’ perché in tutto
questo tempo non ho fatto altro che pensare; ma tu guarda se quell’idiota di
Grillo e quegli stupidi dei grillini mi devono rendere simpatica la Boldrini e
addirittura Augias (Bignardi e Sofri, padre e figlio, mi piacevano pure prima).
Ma poi nel pomeriggio di oggi sono cominciati a piovere sui social una serie di
distinguo rivoltanti e poi di nuovo quella storia che prima quando a essere
insultate erano le ministre del Pdl, siamo state zitte.
Allora, a parte il fatto che la questione delle due ministre
e delle loro abilità orali dispensate al capo, diciamo così, l’hanno tirata
fuori quelle intercettazioni che prima di andare distrutte sono state ascoltate e commentate
da chi le ha diffuse (mi viene in mente Guzzanti padre, ma non credo sia stato
l’unico), davvero l’unico modo per respingere il sessimo è dire:
ma sono altri i problemi che abbiamo? La parola benaltrismo non vi dice niente? E vi piace?
Ma davvero tutto quello che sappiamo fare, come paese
intendo, è cercarci un uomo spaventoso dal quale farci felicemente
inculare? E allora viva la Boldrini, tié.
venerdì 31 gennaio 2014
Il giorno in cui Linus scoprì Breaking bad
Le radio italiane hanno scoperto Breaking Bad, poi uno si
chiede chissà come mai non le ascolta più nessuno e soprattutto non le
ascoltano i più giovani, le radio. Perché sono tarate sul gusto di Linus? Io
sono una fan di Breaking bad, sia chiaro. Come molti altri, che silenziosamente
hanno cominciato a seguirlo anni fa senza sentirsi per questo in contatto
diretto con dio.
Non è l’unico a parlare di Breaking bad Linus, ieri anche a
radio Capital se ne parlava con i soliti toni enfatici di chi è convinto di essere
l’unico scopritore del verbo e poi Linus è proprio convinto che quel piace a lui faccia tendenza, infatti arriva sempre dopo su
tutto, ma non importa, non se ne accorge nessuno.
In ogni caso è esilarante
vivere in un paese in cui si scopre che si può fare la fiction bene senza
ricorrere allo stereotipo del poliziotto buono e del teppista cattivo (ricordo a chi se lo fosse perso che Fabio
Volo presto ci scodellerà, dopo il figlio, la sua sceneggiatura di un serie tv
e io sto già ridendo) e sentire Totò Riina in prima serata che dà del
“Mutandaro” a Silvio Berlusconi, aggiungendo che gli dovrebbero dare l’ergastolo (a
Berlusconi) e non capire come mai certe trame non si inventano in Italia, lo
sappiamo tutti che viviamo immersi in una fiction, non abbiamo bisogno del genio di Volo, insomma. Viviamo da
sempre in un miscuglio di stato e antistato, Sudamerica e polizia dei tempi
della DDR, da far sembrare una favoletta
di Disney le avventure di Breaking bad (e ci metterei pure di The Wire, ma si vede che i Nostri non l’hanno
scoperto…) e per onore di verità, bisognerebbe pure dire che la serie tutta
italiana di Romanzo Criminale era una serie di tutto rispetto. Forse i nostri
opinion leader radiofonici sono arrivati alla B di Breaking bad. Chissà quando,
tra una manciata di anni, per interpretare le trame ci sarà bisogno di chi ha conosciuto i
videogiochi cosa faranno e diranno i nostri inossidabili e inamovibili
gggiovani radiofonici che intanto si stanno perdendo pure quel filone nel
tentativo perso di interpretare il mondo contemporaneo, ah no, giusto, loro
lavorano, non possono perdere tempo a giocare. Comunque la ragione vera per cui
in Italia non si fa buona fiction è che quel mercato è già più che coperto
dalle produzioni americane e che la nostra produzione culturale è ormai da
decenni, una produzione periferica. Ditelo a Linus e a Fabio Volo se li
incontrate.
mercoledì 29 gennaio 2014
il quarantaseiesimo anno
Perché facebook è diventato così triste? Di solito alle
critiche sui media si risponde che un medium non è né buono né cattivo, che
dipende dall’uso che se ne fa. Allora in questo caso non è facebook ad essere
triste, ma gli utenti di facebook oppure i miei “amici” sono di colpo diventati
lagnosi, permalosi, livorosi, gente da evitare insomma (o che almeno nella vita
normale, io tenderei a evitare)? Si potrebbe dire che facebook rispecchia la
realtà e quindi sommando la vicinanza con il blue day (il terzo lunedì di
gennaio ovvero il giorno più triste dell’anno) con l’anno più triste della vita
(secondo fior di ricercatori il quarantaseiesimo) dei miei “amici” (ho fatto
una ricerca, ne ho tanti che si avvicinano a quell’età e qui si parla di medie) ho due possibilità:
cercarmi amici più giovani (o più vecchi), riaprire facebook in primavera
oppure usarlo con il cinismo con cui ormai lo uso, come indicatore dell’infelicità
altrui, sempre inversamente proporzionale alla felicità esibita e indicatore
dell’intelligenza media, sempre inversamente proporzionale alla tolleranza
esibita. Sono perfida, lo so lo so.
domenica 26 gennaio 2014
la rivincita di Romina
Ispirata dal post di Gatta Sorniona, sto per raccontarvi la
mia visione di Romina Power dalla parte di chi ha avuto l’avventura di nascere
e crescere nella provincia di cui era la regina incontrastata: la provincia di
Brindisi, una delle province meno popolate d’Italia, terra di emigrazione
quando arrivò Romina e terra di emigrazione di ritorno ora che Romina se ne è
andata. Una provincia depressa e piccola (eppure io non sono mai andata a
Cellino San Marco...) da dove sono giunte notizie di una famiglia prima felice,
poi infelice, poi infelicissima. Insomma, tranne per il fatto che vivevamo
nella stessa provincia, almeno così ce la raccontavano, io ho seguito le
notizie della famiglia reale pugliese come chiunque altro, ovviamente. La
ragione per cui a me Romina in fondo è sempre piaciuta, prima che fosse
sdoganato il trash intendo, è che Romina era proprio bella e tu non potevi fare
a meno di pensare chissà cosa è che la tiene stretta a quell’uomo e a quella
provincia di merda, forse il fatto che in quella provincia ci restava solo per
poco, non mi risulta che i suoi figli, per dire, abbiano frequentato la scuola di Cellino o forse sono io che non sono
bene informata, ma non credo, la provincia di Brindisi che lei sempre si ostina
a definire bellissima,
lo è vista da lontano, per chi, appunto come lei, può avere una base lì, ma
vivere nel resto del mondo. Comunque a un certo punto l’ha pure abbandonata per
sempre e non posso fargliene un torto. So che si è messa a dipingere, ha
scritto uno o più libri, è pure ingrassata (in generale credo sia stata proprio
risucchiata da quel dolore da cui non riesce a trovare pace) e anche se non ho
visto la trasmissione in cui ha cantato con Albano in Russia, anche se l’hanno
fatto per soldi (e ci mancherebbe pure), mi ha fatto piacere la rivincita di
Rebecca la prima moglie sulla strega Lecciso. Perché di quello si trattava, no?
mercoledì 22 gennaio 2014
La banalità di chi critica la banale Michela Marzano
Cè questo sistema di facebook per cui se due o tre amici, o
come in questo caso, sette amiche, commentano lo stesso link dando vita a sette discussioni, te le trovi in
sequenza così; nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome,
nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome, nome e cognome ha commentato questo link. Quindi leggi i
commenti in sequenza (ognuno dei quali apre una discussione con "gli amici dell'amica") e poi capisci cosa hanno commentato, perché naturalmente
ciò che conta sono i commenti non cosa
commentano. Quindi scopro che le mie “amiche” hanno commentato un link di Vanity Fair a un
pezzo di Michela Marzano dal titolo “Tutto ciò che so sull’amore”. Io porto questa
operazione al livello superiore; dirò che non ho neppure letto il pezzo della
Marzano, e mi soffermerò sui commenti. I commenti sono acidissimi, sono tutte
donne (anche gli uomini leggono vanity fair, ma non lo commentano) e il
contenuto è più o meno il seguente: Michela Marzano è una persona banale e
triste anche raccomandata e brutta.
Conosco quella sensazione di fastidio mista a dispiacere per
cui non capisci perché se tutti scrivono banalità solo alcuni sono pagati, ma
su Michela Marzano si sta scatenando (almeno sulla mia home di Fb, una
carneficina). Ripeto che io non ho letto il pezzo. Non discuto neppure che sia
banale, è davvero difficilissimo essere originale quando si parla d’amore,
quello che discuto è la voglia di commentare un pezzo di Vanity Fair come se
fosse la bibbia e non perché ci sia qualcosa che non vada in Vanity Fair, non è
argomento di questo post, perché il vero
motivo per cui ci sia accanisce contro Michela Marzano, è che non è abbastanza
glamour per Vanity Fair, certo lo è molto meno delle mie “amiche di Fb” e del "lettore modello" di Vanity Fair. Non sono una lettrice di Michela Marzano, ma mi è simpatica e
non è colpa sua se in questo paese basta aver vinto un concorso all’estero per
diventare qualcuno in Italia e essere “nominata” in parlamento (e comunque lei
l’ha vinto davvero un concorso da ordinario di filosofia in una paese dove i
concorsi sono una cosa seria e difficilissima) e poi, qui ammetto di essere di
parte, a me fa l’effetto di un gattino bagnato, la trovo profondamente e
sinceramente sperduta. Meno brillante delle mie stronze amiche di fb, ma più umana e familiare, ecco. E poi è
assurdo passare un pomeriggio a commentare un pezzo di Vanity Fair, lo
capiscono tutti che rosicate e basta.
martedì 21 gennaio 2014
Donna misteriosa sui tetti de La Samaritaine
(...)Ho bisogno di antibiotici, la febbre non passa e la gola fa
molto male, so quale antibiotico dovrei prendere e con molta fatica raggiungo
la farmacia, Parigi è piena di farmacie, non so perché ma non resterete mai
senza farmacia a Parigi, resterete senza farmaci. Impossibile convincere un
farmacista parigino a darvi un antibiotico senza ricetta, ah ma è giusto,
pensate, lo so. Invece no, perché io sto
per morire o almeno così mi sembra, so cosa prendere e devo prima trovare un medico per avere i miei
farmaci. E’ il farmacista stesso a indicarmi un medico, lo trovo, mi visita che
sto per dare l’anima a dio ma alla fine mi prescrive l’antibiotico che avevo
chiesto al farmacista, insieme al
Doliprane che tanto non prenderò. Nello studio medico c’è una scritta a mano su un foglio A4: "Pas
de subscription de Subutex et de Ronypnol". E quindi il farmacista deve avermi
scambiato per una che si fa di Augmentin. Ma si trova ancora il Ronypnol? Al
terzo giorno di antibiotico la vita ricomincia a scorrere e riesco a
intravedere una prospettiva per il futuro che non sia la sempre certa ma non
immediata morte. Quanto mi scoccia sapere che devo morire e quanto mi scoccia
che si pretenda che non mi debba neppure scocciare, comunque per ora non muoio.
A una certa ora della sera, ogni sera, sento parlare
animatamente, io sono tra i tetti e non riesco a vedere chi parla, urla, si
dimena e difenda la sua causa, sera dopo sera.
In principio pensavo fosse una lite o una qualsiasi disputa,
nella quale una donna cercava di farsi valere, ma poi mi sono resa conto che a
parlare è sempre e solo lei e anche se urla e si agita e cerca in tutti i modi
di difendersi parlando di sé e di tutto quello che ha fatto di meraviglioso
nella sua vita, ho capito che si
trattava di una povera donna mentecatta, che la sera sale probabilmente all’ultimo
piano della sua casa o il sottotetto, apre la finestra e crede di essere ancora
a teatro. Io non riesco a vederla ma la sento e mi strazia.
La immagino quando i magazzini La Samaritaine erano aperti e
lei ancora giovane e bella, la vedo pure con la sua gonna a ruota e il golfino
di cachemere e non riesco mai a decidermi se mi fa più pena una vita che si interrompe
bruscamente oppure il declino. Fa schifo in ogni caso.
Spero di rialzarmi presto da questo letto di dolore perché
non ho né subutex né ronypnol.(...)
lunedì 20 gennaio 2014
Un Fabio Volo ci salverà
L’ho vista la Bignardi alla fine, domenica sera durante la replica mentre
parlava con Fabio Volo di broccoletti e della loro infanzia da poveri, in provincia.
Lui vestito e pettinato (diciamo) da impiegato di banca, lei vestita e
pettinata da bidella. Parlavano e si complimentavano con l’aria di quelli che
vengono dalla provincia, ma ce l’hanno fatta e lo sottolineano con l’aria soddisfatta di quelli che ce l'hanno fatta, ma vengono dal cortile che odora di broccolo, finché non sono proprio sicuri che l’abbiamo capito. Abbiamo capito. Bravi.
Sono come la raffigurazione plastica di quella battuta di un film che
dice che il liceo non finisce mai. Fabio, maestro di vita, darebbe tre anni della sua di vita per tornare a cinque di quei pomeriggi odorosi di broccoli. Daria dice che lo capisce. Ricordatevelo voi che avete la fortuna di sentire quell'odore o semplicemente la fortuna di continuare a cucinare i broccoli, perché non vi potete permettere di meglio. Ma non è tutto: Fabio Volo, udite udite,
ha scoperto le serie tv americane, woow, ne parla sempre durante le interviste, e quindi scriverà e produrrà un serie
per far capire a tutti che nel mondo esiste Breaking Bed. E noi stupidi che abbiamo guardato le serie tv americane ignari che sarebbe venuto lui, un giorno, a salvarci da questa mediocrità italiana.
venerdì 17 gennaio 2014
Daria mi schifa
Circa una ventina di giorni fa ho scoperto che tornava Daria Nazional Impopolare sulla mia tv, non ho nulla contro di lei, mi piacciono Le Invasioni Barbariche e comprendo e condivido gusti e scelte della Bignardi meglio di quelle di tanti altri e poi l'unico disposto a dire qualcosa contro di lei è Aldo Grasso e chi sono io per competere con Aldo Grasso? Però una cosa mi chiedo dal giorno in cui ho letto l'intervista sul Corriere.it, perché dovrei vedere le Invasioni Barbariche se lei dice di non guardare mai la tv, per sentirmi meno snob e intelligente di lei?
Poi magari meno intelligente lo sono, e secondo me Daria ha dei problemi con le interviste (quando è lei a essere intervistata) ma ci penso da giorni e non riesco a trovare una buona ragione per seguirla che non mi faccia sentire una sfigata, alla fine credo che vedrò The Apprentice. Perché si finisce col guardare quello che ci somiglia poco e sopratutto chi ci schifa meno.
Poi magari meno intelligente lo sono, e secondo me Daria ha dei problemi con le interviste (quando è lei a essere intervistata) ma ci penso da giorni e non riesco a trovare una buona ragione per seguirla che non mi faccia sentire una sfigata, alla fine credo che vedrò The Apprentice. Perché si finisce col guardare quello che ci somiglia poco e sopratutto chi ci schifa meno.
giovedì 16 gennaio 2014
quel figo di tuo cuggino
C’è questa campagna #coglioneno che ha imperversato per due
giorni, poi improvvisamente gli stessi che l’hanno e sostenuta e hanno detto:
ah, sì ma è davvero una vergogna, oggi sono tutti d’accordo con Wired e il suo
collaboratore figo, che proprio perché è figo non è coglione e poi c'è anche questo che vi invito a leggere.
E’ ovvio che tutto è ribaltabile, è evidente che ci
sono un sacco di idioti che si spacciano per creativi, ci sono anche tanti
medici idioti e incapaci e pure tanti panettieri, ma tirare ancora fuori questa
storia del cugggino che ti fa il marchio gratis e quindi all’imprenditore
importa poco se tu sei davvero bravo e se lo sei, alla fine il bene vince sul
male (ma dove?) io lo trovo lievemente ingiusto, ma lievemente: il cuggino, intanto, il marchio gratis non lo fa neppure, se no non
lo chiedeva a te, è solo che nella testa dell’imprenditore (imprenditore?) se
lo fa suo cugggino, lo può fare qualsiasi pirla .
E fartelo fare da tuo cugino? Sono anni che si usa l’espressione “creativo” per intendere “una nullità” e il lavoro creativo l'espressione del nulla, ammettiamolo.
Non è la migliore campagna possibile, ma un problema esiste e pure se tuo
cuggino è più bravo di me, resta il fatto che tu hai chiamato me. Tu. E quindi
tocca a te pagarmi, non a tuo cugggino che te lo faceva meglio. Sicuro.
mercoledì 15 gennaio 2014
Nunzia nella Boccia
Lo so, è facile infierire su un politico e se è di destra è
ancora più facile, allora dirò in mia difesa che non mi piace neppure la
segreteria di Renzi, va bene?
E insomma io per anni mi sono chiesta come avesse fatto
carriera Nunzia, non sembrava il genere Minetti anche se, lo ammetto, l’ho
pensato e lo penso ancora, non che mi scandalizzi, per carità, dove c’è gusto,
eccetera. Quello che non ho mai capito e continuo a non capire, se a decidere
chi deve fare carriera in politica sono i capi bastone (in qualche caso il capo
in persona) da dove era saltata fuori la De Girolamo, se ne era invaghito
Silvio? Lei ne aveva approfittato senza dargliela...vinta? A Silvio? Insomma il
sospetto vero sulla De Girolamo è sempre stato quello, ora non ditemi che sono
l’unica ad averlo pensato. Poi ha sposato Boccia, l’ineffabile Boccia, quello
che in Puglia ha perso tutte le elezioni che poteva perdeva, ma si sa a
decidere chi deve fare carriera non è il popolo bue, che secondo me, così tolgo
tutti i dubbi a chi mi crede democratica, spesso bue lo è. Ma comunque torniamo
a Boccia e all’amore con Nunzia, i due
si sposano e hanno pure una bambina e non c’è verso di poterlo non sapere, lei
la tira fuori ogni cinque minuti. “Sa, io ho una bambina di un anno”, verrebbe
da dirle: ma credi di essere l’unica? Ma insomma si sa, alcune pensano di
essere le uniche. Abbiamo sentito le intercettazioni (illegittime, va bene),
l’abbiamo sentita dire: mandagli i controlli e vaffanculo! L’abbiamo vista
usare le auto della guardia forestale per rientrare con gli amici
dall’aeroporto (che tirchia, dico io), abbiamo visto l’onorevole Boccia
prendere le sue difese: “Sa, Nunzia ha una bambina di un anno” (ancora?), ora
come dicevo prima, sarebbe facile infierire e fare finta di non sapere che a
Nunzia sono saltate tutte le coperture e quindi non lo farò, dirò solo che non è esattamente
una signora, ma che si capiva subito.
martedì 14 gennaio 2014
Viva Ségolène!
Dello Scandal Hollande-Gayet la cosa che mi diverte di più è
madame Rotweiller in ospedale. Tra tutte le cose che poteva fare ha scelto
quella più utile, tentare di sollevare
il suo indice di popolarità, da sempre sotto terra e meritatamente, anche per
quel tweet livoroso contro la ex moglie, una ex moglie davvero Royale al
confronto con lei. Un tweet che invitava a votare l’avversario della sua
rivale, anzi la sua ex rivale, visto che lei era già all’Eliseo e poche cose ci
rendono indegni come infierire su qualcuno su cui abbiamo già vinto. Certo col
senno di poi si potrebbe pensare che tranquilla la signora non sia mai stata e
che anche della storia con la Gayet fosse informata. Ma un conto è esserne
informata, altro è essere umiliata davanti al mondo, evidentemente. A me,
franchement, continua a non fare simpatia,
preferisco la prima moglie,
Ségolène (non si sono mai sposati ma è la madre dei suoi quattro figli), un po’ come per Albano, io rimpiango sempre Romina e spero tornino
insieme. Cosa poi ci abbiano trovato
tutte e tre in Hollande lo sapranno loro, ma pare che il potere sia un potente
afrodisiaco, quindi Ségolène tutta la vita, visto che quando erano sposati lui
non era presidente e a un passo dall’essere presidente c’era lei che non
avrebbe sputtanato così la Repubblique.
Tutto fa pensare che Hollande tema il perdono della Première
Dame, che avrebbe preferito la sfuriata e l’Eliseo sgombro, ma si vede che il
soprannome che hanno dato a Valerie Trierweiller ha una sua ragione di
esistere, insomma finire in ospedale, fare la vittima in maniera così plateale,
far trapelare che sarebbe pure pronta a perdonarlo è la cosa peggiore che avrebbe potuto fare a Monsieur le President…
domenica 5 gennaio 2014
L'Oroscopo della Susi, l'unico Oroscopo garantito e il più imitato (settimana dal 6 al 13 gennaio 2014)
Ariete
Non potete farci
niente, il nuovo anno si è aperto con il suo carico di miserie, vita scialba e
poche soddisfazioni, la settimana non vi deluderà sarà esattamente come si è
rivelata all’alba del nuovo anno; scialba, misera e senza soddisfazioni.
Toro
Avete già scordato i
propositi per il nuovo anno? Ne eravamo certi, non siete mai stati in grado di
mantenere un impegno, un proposito che potesse rivelarsi migliorativo per la
vostra salute, cultura e anche per il conto in banca. Continuate così, il nuovo
anno non deluderà la vostra ansia di
miserie.
Gemelli
Potete cominciare a
organizzare il modo per rovinarvi il nuovo anno, vi proponiamo di cominciare
con la settimana che arriva, nessuno come voi è in grado di procurarsi trappole
per la propria esistenza e compiere azioni di autosabotaggio che vanno sempre a
buon fine. Divertitevi.
Cancro
Anche voi non riuscite
a mantenere una promessa che sia una, figuriamoci un buon proposito, per non
parlare di una buona azione; tuttavia dovrete fare uno sforzo, il vostro corpo
vi manda dei segnali, voi sapete quali, forse dovrete semplicemente lavarvi,
oppure farvi vedere da un medico, comunque fate qualcosa.
Leone
Avete già
calendarizzato i nuovi interventi estetici per l’anno nuovo? Ce la fate almeno
per questa settimana a non pensare al vostro aspetto? No? Avete ragione, ci sono
i saldi, andate e dilapidate tutte le vostre sostanze, i negozianti ve ne
saranno grati il vostro aspetto un po’ meno.
Vergine
La vostra mania per
la disciplina si incrocia bene con le liste che dovrete fare per mettere ordine
tra le vostre idee, il vostro armadio e soprattutto il vostro conti.
Cercate di essere concentrati e di mettervi di buzzo buono, tutti sono stanchi
di voi e nessuno vi aiuterà, anzi sono lì che aspettano la vostra fine.
Bilancia
Poiché Babbo Natale
non è stato generoso con voi, vi preparate ad accogliere la calza della befana
dalla quale sperate di avere se non dei doni almeno dei dolci che divorerete
per poi maledire chi ha osato regalarveli. Beh questa volta la befana è stata
furba, non vi porterà nulla, tutt’al più dei carboni, che poi sono l’unica cosa
che meritate.
Scorpione
Mentre vi riprendete
dalle libagioni che vi hanno causato cospicui aumenti di peso e quell’aspetto
rivoltante da cozza ripiena che vi si addice proprio bene, sarete distratti
dall’arrivo di nuovi eventi che riusciranno a non farvi pensare al vostro peso ma tenderanno
al farvi concentrare sull’inutilità della vostra vita.
Sagittario
Non siete bravi a
raccontare storie e soprattutto siete incapaci di renderle interessanti e
infatti nessuno vi ha creduto quando avete deciso di raccontare la favola della
vostra vita risolta e felice, non tentate di convincere voi stessi, anche se in
effetti siete l’unici ancora inconsapevoli della vostra triste vita.
Capricorno
La svolta che
attendevate purtroppo non c’è stata e non c’è verso di farvi capire che non ci
sarà neppure in questa settimana, tentate in tutti i modi oltrepassare gli ostacoli
che vi si parano inesorabili uno dietro l’atro e poi dietro l'altro. Non ce la fate e non ce la farete.
Aquario
Vi siete divertiti
durate le feste? No? E noi cosa ci avevamo detto, che vi sareste divertiti? Noi
piuttosto vi abbiamo chiesto conto della ragione del vostro buon umore, fuori
luogo, fuori buon senso e soprattutto fuori di ogni legittima buona ragione.
Pesci
Eccoci a voi alla
fine della fiera, non che la vostra vita sia in qualche modo paragonabile a una
fiera sia pure alla fine. La vostra vita continua anche per questa settimana a
consumarsi nel grigiore che la contraddistingue, nel livore che la anima e nel
disinteresse che suscita.
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